Adempimenti

Il ritorno all’Irpef costa più imposte fino a 7.600 euro

di Andrea Dili

La reintroduzione della norma che statuisce l’impossibilità di utilizzare il forfettario per chi percepisce redditi di lavoro dipendente e assimilati superiori a 30mila euro annui, comporta l’automatico rientro nel regime ordinario Irpef dei redditi di lavoro autonomo prodotti da tali soggetti, con il conseguente aggravio in termini di maggiori adempimenti e maggiori imposte.

Un cambiamento radicale, considerando che dal 2020 essi rientreranno nel campo di applicazione dell’Iva e dei relativi adempimenti, saranno obbligati a emettere fattura elettronica e saranno soggetti agli Isa, nonché agli effetti del transito dall’applicazione della aliquota proporzionale secca del 15%, che caratterizza il forfettario, a quella delle aliquote progressive contemplate dall’Irpef, a cui dovranno aggiungersi le relative addizionali regionali e comunali.

Le tabelle a fianco mostrano proprio, in alcuni casi specifici, le maggiori imposte generate da tale passaggio: si va dai +3.746 euro che un lavoratore dipendente con 40mila euro di reddito dovrà versare sugli ulteriori 20mila euro di compensi realizzati in regime di lavoro autonomo ai +7.588 euro di un soggetto che a 80mila euro di lavoro dipendente aggiunge 40mila euro di compensi da lavoro autonomo.

Un ritorno al passato che nelle intenzioni del legislatore avrebbe il fine di evitare di concedere vantaggi fiscali a chi produce redditi già congrui, ma che dovrà essere attentamente rivalutato alla luce della prossima riforma dell’irpef recentemente annunciata dal Governo.

L’addio alla flat tax

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©