Imposte

Il nuovo taglio al cuneo premia di più i redditi fra 26 e 29mila euro

di Marco Mobili e Gianni Trovati

I vincitori effettivi della lotteria del taglio al cuneo fiscale sono i titolari di redditi fra 26.600 euro e 29mila euro. Che fino a oggi erano esclusi dal bonus Renzi, e che secondo il meccanismo illustrato ieri dal governo alle parti sociali avranno ex novo un beneficio da 1.200 euro all’anno, 100 euro per ogni mensilità, o poco sotto questa cifra per i redditi appena superiori per l’avvio del décalage che porta l’aiuto a 1.166 euro a 29mila euro. Per questi lavoratori, 1,46 milioni di persone secondo i dati più aggiornati del Fisco, il netto in busta paga sarà superiore al 5%: lo stipendio effettivo che arriva sul conto corrente crescerà del 5,6% per chi dichiara 27mila euro lordi all’anno, si irrobustirà del 5,5% a 28mila euro. A quota 29mila, con l’inizio del décalage, il beneficio è del 5,2%. Più in alto, e soprattutto più in basso rispetto a queste fasce, l’effetto sarà via via ridotto: a 9mila euro di reddito lordo l’aumento in busta paga sarà del 2,5%, per scendere all’1,2% a 24mila, ultima fascia che oggi ha il bonus Renzi in formula piena.

La girandola degli effetti dello sconto fiscale disegnato dal governo dipende dall’incrocio di due variabili: gli attuali 80 euro, con il décalage che riduce il bonus al crescere del reddito fra 24mila e 26.600 euro lordi annui, e le fasce pensate con il nuovo meccanismo. I risultati sono tradotti nella tabella a fianco, che misura gli incrementi del reddito netto per i diversi livelli di busta paga. Per quest’anno, va ricordato, il nuovo taglio al cuneo fiscale si registrerà solo per metà anno, dalle buste paga di luglio in poi, per diventare strutturale su tutti i 12 mesi dall’anno prossimo.

Quello finito ieri sui tavoli del confronto fra il governo e le parti sociali è il sistema «misto» anticipato nei giorni scorsi da questo giornale. Con una novità dell’ultima ora: il confine fra il meccanismo attuale del bonus e lo sconto sotto forma di detrazione fiscale arriva a 26.600 euro. In pratica: chi oggi riceve il bonus Renzi lo manterrà anche dopo luglio, in forma rafforzata dal nuovo intervento. E dal momento che oggi l’aiuto scende progressivamente sopra i 24mila euro di reddito per azzerarsi a 26.600, mentre con le nuove regole sarà portato a 1.200 euro annui per tutti, l’effetto della novità in questa fascia aumenta al crescere del reddito lordo.

Sopra i 26.600 euro lordi all’anno il meccanismo cambia. Non ci sarà un bonus ma una nuova detrazione, chiamata a rinforzare gli sconti oggi riconosciuti dal Fisco al lavoro dipendente. In linea di massima, per i destini economici dei diretti interessati non cambia nulla, perché sia il bonus sia la detrazione si traducono in un aumento del reddito disponibile. Per essere sfruttata, però, la detrazione ha bisogno di quella che il Fisco chiama «capienza» Irpef: ci deve essere cioè un’imposta da pagare, e quindi da ridurre con la detrazione.

Proprio per questo il governo ha pensato di far partire il sistema delle detrazioni solo sopra i 26.600 euro, quando il rischio di «incapienza», cioè di assenza di Irpef da pagare e da scontare, è più limitato. Ma non è del tutto assente nei casi di contribuenti con più famigliari a carico e con il diritto a diverse detrazioni, dalla sanità al mutuo o alla ristrutturazione della casa.

Il «sistema misto» serve «per evitare incapienti e problemi alle imprese», rilancia la viceministra all’Economia Laura Castelli, sottolineando che il taglio al cuneo va inquadrato come «un primo passo della riforma fiscale». Ma sul punto la maggioranza non parla con una voce sola. Perché da Italia Viva il responsabile economico Luigi Marattin chiede di «estendere e potenziare il bonus da 80 euro come stabilito, punto. Teniamo le cose semplici, per una volta».

Una richiesta, questa, che arriva anche dalle imprese, preoccupate per i problemi gestionali che possono arrivare dal doppio regime.

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©