Professione

La politica procede per slogan perché non ha una visione fiscale strategica

di Maurizio Leo

Ma cos’altro deve accadere perché la politica affronti organicamente, e non solo per slogan, le questioni fiscali?

La legislazione degli ultimi tempi (si vedano, ad esempio, la recente legge di Bilancio e il decreto fiscale collegato) denota una mancanza di visione strategica ed è la cifra del disordine che regna nel nostro sistema tributario. Si procede in maniera erratica e, peggio ancora, per continui stop and go su alcuni temi anche particolarmente rilevanti. Si pensi all’Ace che ha sostituito la mini-Ires che, prima ancora, aveva sostituito la stessa Ace; si pensi ai crediti d’imposta che hanno sostituito il meccanismo, ben più semplice, dei super e iper-ammortamenti, creando problematiche con riguardo ai contributi da versare. Insomma, il caos è dominante.

A ciò si aggiunga la drammatica situazione in cui versano le Agenzie fiscali da tempo acefale, senza governance e con il personale sempre più demotivato, anche per problematiche correlate alla retribuzione. Su queste stesse pagine si è più volte segnalata la mancata nomina, da dicembre scorso, dei direttori dell’agenzia delle Entrate, delle Dogane e del Demanio. Nel contempo mancano ancora, e ormai da mesi, i comitati di gestione. Insomma, strutture così importanti per lo Stato sono di fatto abbandonate a loro stesse e private della necessaria guida. Non è che ai corpi intermedi (sia dirigenziali che non) vada meglio. Mancano le risorse necessarie a finanziare la retribuzione di figure assolutamente decisive per la operatività quotidiana, quali i cosiddetto capo team. Si tratta, infatti, dei dipendenti delle Agenzie che, spesso spendendo la propria firma e sotto la propria responsabilità, autorizzano rimborsi, gestiscono le istanze di autotutela per la correzione degli errori effettuati, emettono gli avvisi di accertamento. E questi sono solo esempi dei loro compiti. Ciò senza considerare che chi vive quotidianamente le agenzie fiscali, sa bene che molte delle figure di riferimento, specialmente dirigenziali, attualmente in organico sono destinate, nel corso del 2020, a lasciare l’Amministrazione finanziaria per sopraggiunti limiti di età.

Insomma, allo stato, si pretende che le Agenzie fiscali possano dare il meglio senza una guida e senza che neppure i soggetti più operativi siano correttamente retribuiti e, quindi, messi nella condizione di lavorare serenamente. Il problema non è di poco conto. Dall’agenzia delle Entrate, infatti, dipende, in gran parte, il successo dell’azione di contrasto all’evasione e alla elusione fiscale. Tutto ciò a voler tacere della circostanza, sotto molti aspetti anche più preoccupante, che potrebbero complicarsi le ordinarie procedure di erogazione dei servizi ai contribuenti. Si pensi, a mero titolo esemplificativo, alla «lavorazione» e alla successiva liquidazione dei rimborsi che potrebbero rallentarsi se non bloccarsi del tutto. Altro che agenzia delle Entrate «consulente istituzionale» del contribuente che ne favorisce e ne stimola la crescita. Siamo lontani anni luce. Purtroppo.

Il problema, come evidente, non riguarda la sola agenzia delle Entrate, ma anche le altre agenzie fiscali. Si considerino le difficoltà operative che sta scontando anche l’agenzia delle Dogane in un momento assolutamente peculiare. Come gestire le conseguenze della Brexit? E la cosiddetta guerra dei dazi attualmente in corso?

Insomma, stiamo toccando il fondo. E la politica sembra non accorgersene, tra veti incrociati e scarsa sensibilità. Si parla di “spacchettamenti” tra ministeri. Ecco, questo potrebbe essere un primo passo per cambiare marcia. Bisognerebbe, infatti, partire dalla governance politica. Sembrano ormai maturi i tempi per distinguere nettamente, come accadeva prima della cosiddetta riforma Bassanini, il ministero delle Finanze dal ministero del Tesoro. Le entrate meritano una attenzione specifica e dedicata. Meritano serietà, ampiezza di vedute e lungimiranza. Non meritano slogan e indecisioni, né sul piano normativo né, tantomeno, sul piano organizzativo. A una funzione dello Stato così rilevante deve corrispondere una responsabilità politica chiara e ben individuata.

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