Professione

Disabilità: solo 12 regioni in grado di individuare progetti

di Gabriele Sepio

Il “Dopo di noi” ancora in fase di rodaggio. È quanto emerge dai dati statistici raccolti nella seconda relazione inviata dal Ministero del lavoro alle Camere lo scorso 14 gennaio, che fa il punto sullo stato di avanzamento dei progetti finanziati con la legge 112/2016 al 31 dicembre 2018. Due i pilastri fondamentali: da un lato, lo stanziamento di fondi destinati a percorsi per impedire l'isolamento dei disabili e consentire una vita indipendente; dall'altro, un pacchetto di agevolazioni fiscali per proteggere il patrimonio familiare ed incentivare le erogazioni liberali.

Sul primo versante, lo scenario è ancora frammentario. L’individuazione dei progetti finanziabili, demandata alle Regioni, ha visto solo in pochi casi il coinvolgimento diretto delle organizzazioni dei disabili più rappresentative. In altri, invece, le Regioni si sono limitate a condividere le scelte effettuate.

Nonostante il fondo stanziato (di 90 milioni di euro per l’anno 2016, passato a 56,1 milioni annui a decorrere dal 2018, con un incremento per il 2020 di 2 milioni), al 31 dicembre 2018 solo 12 Regioni sono state in grado di individuare i beneficiari dei progetti, con un totale di circa 6mila persone, di cui la maggior parte tra Piemonte, Lombardia ed Emilia. Eterogenea è la distribuzione dei progetti sul territorio in base alla tipologia. Ad esempio, gli interventi di supporto alla domiciliarità sono gli unici programmi attivi nelle Marche e in Molise e predominanti in Liguria (80%), mentre poco diffusi in altre zone (Friuli e Veneto, meno del 10%). Pochissime, sono le Regioni che hanno attivato tirocini per l’inclusione lavorativa (solo 7 delle 12 analizzate). Nel Lazio, invece, ruolo importante assume la creazione di soluzioni alloggiative innovative, che vede riconfermare anche per il 2018 i fondi destinati alla coabitazione di disabili in “gruppi appartamento”.

Con riguardo al secondo pilastro (agevolazioni fiscali e tutela patrimonio), la legge 112/2016 ha cercato di stimolare la trasmissione dei patrimoni familiari al disabile, consentendo di ricevere immobili in esenzione dalle imposte di successione e donazione attraverso appositi veicoli (trust, vincoli di destinazione e fondi speciali disciplinati con contratto di affidamento fiduciario). Anche su questo fronte, tuttavia, i dati non sono all’altezza delle aspettative. Il monitoraggio sul punto è ancora incompleto (mancano i dati sulle successioni e quelli sulle donazioni riguardano solo 5 mesi del 2018) ma si registra un minor gettito rispetto alle previsioni. Sul punto, sarà da verificare se la platea dei potenziali beneficiari sia stata sottostimata rispetto alle previsioni o se, invece, lo scarso successo delle agevolazioni fiscali sia piuttosto dovuto all’innovatività e complessità degli strumenti e alla diffidenza culturale che spesso li accompagna (è il caso dei trust). Proprio per questo, sarebbe il caso di rivedere la strategia di informazione sul “dopo di noi”, magari coniugando piu efficacemente, anche per il tramite delle regioni, lo stanziamento dei fondi con gli strumenti a tutela del patrimonio.

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