Imposte

Cuneo, il governo cerca l’intesa con maggioranza e parti sociali

di Giorgio Pogliotti

Si alza la tensione alla vigilia dell’incontro tra governo e sindacati sul taglio al cuneo fiscale. Se da parte di Cgil, Cisl e Uil c’è condivisione sul principio dell’intervento, quello di abbattere il differenziale tra retribuzione lorda e netta che grava sulle buste paga dei lavoratori, c’è preoccupazione sulle modalità attuative di questa operazione.

Questa mattina nel vertice di palazzo Chigi il timore di cui si faranno portavoce i tre leader sindacali è che alcune fasce dei lavoratori possano essere penalizzate dal meccanismo delle detrazioni, soprattutto le fasce di reddito fino a 15mila euro che potrebbero trovarsi senza capienza fiscale. Problema, che però, secondo quanto anticipato sulle pagine di questo giornale potrebbe essere superato dal governo prevedendo un meccanismo “misto”: da 8.200 euro fino ad una determinata quota di reddito - al momento 20mila euro - si dovrebbe procedere con il bonus Renzi potenziato da un assegno per un beneficio complessivo fino a 100 euro mensili; oltre questa soglia si ipotizza di procedere con una nuova detrazione d’imposta, con un beneficio di 100 euro anche per chi arriverà a 28mila euro, il beneficio si attesta a 80 euro nella fascia da 28mila a 35mila euro di reddito, riducendosi progressivamente fino ad azzerarsi a 40mila euro di reddito(si veda «Il Sole 24 ore» del 15 gennaio).

«È un inizio – ha ammonito ieri il leader della Cgil, Maurizio Landini – perché poi bisogna riformare in tempi rapidi tutto il sistema fiscale affinché anche i pensionati e tutti i lavoratori dipendenti paghino meno tasse, la lotta all’evasione fiscale diventi davvero una lotta senza quartiere, il principio della progressività diventi la regola fondamentale. Se questi risultati arriveranno bene, se dovessimo trovare problemi preparatevi, perché come ci siamo mobilitati lo scorso anno, dobbiamo essere pronti a riempire le piazze anche quest’anno». Sulla stessa lunghezza d’onda la numero uno della Cisl, Annamaria Furlan: «Il cuneo fiscale è un primo passo importante, lo stanziamento di 3 miliardi per il 2020 è stato conquistato da oltre un anno di mobilitazione. È un primo piccolo passo rispetto a una riforma fiscale tutta da definire, di cui abbiamo chiaro l’obiettivo: far pagare meno tasse a lavoratori dipendenti e pensionati che oggi quasi al 90% supportano l’erario».

Un altro banco di prova per il governo è rappresentato dall’iter parlamentare: per rendere operativo il taglio del cuneo fiscale servirà un decreto legge. Il governo sarà in grado di assicurare la tenuta nel percorso parlamentare che potrebbe essere ricco di insidie? Il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri ha incontrato separatamente nei giorni scorsi la viceministra dell’Economia Laura Castelli (M5S), la sottosegretaria all’Economia Cecilia Guerra (Leu) e ieri il vicepresidente dei deputati di Iv, Luigi Marattin, con l’obiettivo di arrivare a blindare in partenza il provvedimento. «Con Gualtieri c’è stato un incontro molto costruttivo – ha commentato Marattin – . Stiamo studiando come estendere il bonus di 80 euro, noi vorremmo allargare il più possibile la platea dei beneficiari. Ma il lavoro tecnico continua per dare gli strumenti alla maggioranza per prendere una decisione condivisa».

L’intervento sul cuneo fiscale nelle intenzioni del governo precede la riforma complessiva dell’Irpef, cantiere che ancora deve aprirsi e che dovrebbe viaggiare attraverso una legge delega da presentare in aprile. Per il presidente del Consiglio nazionale dei commercialisti, Massimo Miani«la politica ha la grande opportunità di ridisegnare finalmente le aliquote, puntando a quella complessiva riforma fiscale che il Paese attende da molto tempo. Ma si tratta di un passaggio estremamente complesso, condividiamo le posizioni di quanti nell’esecutivo ragionano in termini di riforma strutturale, avendo come stella polare la semplificazione e la riduzione del carico fiscale».

Il numero uno dei commercialisti propone di estendere l’aliquota del 27% fino ai 55 mila euro di reddito (oggi tra i 28 mila e i 55 mila euro l’aliquota è del 38%), «un intervento che avrebbe un costo di circa 9 miliardi» ma per Miani è «indubbio che una simile rimodulazione delle aliquote avrebbe un effetto positivo sul ciclo economico». Miani giudica favorevolmente l’ipotesi di ampliare la platea dei beneficiari del bonus di 80 euro e l’intervento sul cuneo fiscale, ma invita anche «a tener in considerazione la vasta platea del lavoro autonomo e ad evitare scelte inique».

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