Quotidiano del fisco

  • STAMPA NOTIZIA 19/10/2015
  • Anche in Brasile norme per i patrimoni detenuti all’estero

    di Carlo Lorusso e Ludmila Groch
  • La regolarizzazione dei patrimoni detenuti all’estero e non dichiarati al fisco brasiliano da parte di soggetti residenti in Brasile è un tema di cui si è discusso nel corso dell’ultimo decennio. L’approvazione di una legge, a tal proposito, sembra essere ogni giorno più vicina, specialmente in seguito alla presentazione del progetto di legge su iniziativa del Governo al Congresso Nazionale. Negli ultimi anni, sono state molte le ragioni che hanno spinto la migrazione dei patrimoni brasiliani all’estero. Instabilità economica e cambiaria, incertezza sul futuro del paese e piani economici dagli esiti incerti ne rappresentano solo alcuni esempi.
    Il Brasile ha già firmato, al fine di combattere l’evasione fiscale, una convenzione per la cooperazione e lo scambio di informazioni automatiche con gli Stati Uniti (accordo conosciuto come Fatca - Foreign Account Tax Compliance Act) e, facendo parte del G20, si è impegnato a implementare un programma multilaterale di scambio automatico di informazioni con diversi paesi, seguendo la raccomandazione dell’Ocse.

    In tal senso, il provvedimento legislativo suggerito dal Governo segue quelle che sono le indicazioni internazionali. Per quanto riguarda gli aspetti pratici del progetto di legge in discussione denominato «Regime Speciale di Regolarizzazione Cambiaria e Tributaria» (Rerct), lo stesso introduce le condizioni e illustra il procedimento di regolarizzazione per le persone fisiche e giuridiche detentrici di patrimoni non dichiarati all'estero, concedendo una amnistia per i reati collegati a tale condotta illecita perpetrata in anni precedenti alla data di regolarizzazione.

    Di seguito, seppur in maniera schematica, vengono elencati i punti centrali del testo sottoposto all’approvazione del Congresso Nazionale. La dichiarazione dei capitali, dei beni e dei diritti mantenuti all'estero deve essere su base volontaria e presentata entro 180 giorni. La dichiarazione, dovrà contenere la descrizione dettagliata degli attivi.

    Nel caso in cui i patrimoni da dichiarare fossero superiori a 100mila dollari (Usd) un’istituzione finanziaria brasiliana dovrà svolgere il compito di intermediazione nella regolarizzazione. Il dichiarante non potrà accedere alla procedura se condannato con sentenza passata in giudicato per la pratica di crimini direttamente connessi al patrimonio oggetto di denuncia spontanea.

    Esclusivamente gli attivi di origine lecita potranno essere oggetto di dichiarazione di regolarizzazione. Sarà estinta, inoltre, la punibilità in relazione ai crimini tributari di falsificazione perpetrata nei confronti del sistema finanziario, di reato cambiario e di riciclaggio di denaro. Nel caso di regolarizzazione degli attivi mantenuti all'estero in nome di terze parti, l’estinzione della punibilità sarà estesa anche ai terzi.

    La percentuale che dovrà essere pagata a titolo di imposte e sanzioni per la regolarizzazione, sarà del 35% del valore del patrimonio soggetto a regolarizzazione e tale tassazione verrà considerata come tassazione definitiva. La regolarizzazione escluderà l’incidenza della sanzione applicata per la non presentazione in maniera completa e tempestiva della Dichiarazione dei capitali brasiliani all’estero alla Banca centrale brasiliana.
    In linea generale, sono queste le disposizioni che dovrebbero regolamentare la procedura.
    Un’estensione del termine di presentazione della dichiarazione di adesione sarebbe auspicabile, tenendo in considerazione le difficoltà nell’ottenimento della documentazione da parte delle istituzioni finanziarie estere. Inoltre, una riduzione delle sanzioni e dell'imposta potrebbe rappresentare un incentivo per l’adesione al programma di regolarizzazione.

    Il processo legislativo potrebbe subire ulteriori sviluppi e il testo potrebbe essere modificato, ma le basi per la regolarizzazione dei patrimoni all'estero sono state poste.