Imposte

La separazione fittizia per evitare il prelievo deve essere provata

di Luigi Lovecchio

Esenzione per la casa assegnata in sede di separazione o divorzio solo se vi è affidamento dei figli minori (si veda Il Sole 24 Ore dell’8 gennaio). La modifica restrittiva approvata nella nuova Imu, volta a contrastare il fenomeno delle “separazioni fittizie”, non previene però del tutto possibili manovre abusive da parte dei contribuenti.

A decorrere da quest'anno, l'esenzione Imu per la casa familiare assegnata con provvedimento del giudice in sede di separazione o divorzio si applica solo se vi è affidamento dei figli minori. Lo stesso dicasi per l'equiparazione del diritto dell'assegnatario al diritto di abitazione. In mancanza di figli minori, invece, non vi è alcuna esenzione automatica e si deve guardare all'effettiva titolarità della casa assegnata. Non era così nella vecchia Imu, in vigenza della quale tutte le attribuzioni avvenute in esito a separazione o divorzio davano diritto all'esenzione da imposta. La ratio della modifica, come si legge nelle schede illustrative, è quella di contrastare le separazioni fittizie. Non vi è dubbio che la presenza di figli minori rende più complesso e delicato l'iter giurisdizionale. La novella tuttavia non esclude del tutto l'utilizzo disinvolto dell'istituto in esame. Si ipotizzi il caso di due unità immobiliari ubicate nello stesso comune, l'uno di proprietà del marito e l'altro della moglie, in assenza di figli. A regime, una sola delle due unità può fruire dell'esenzione dell'abitazione principale. Se però si procede alla separazione legale, si è dell'avviso che l'esonero debba competere ad entrambe, in presenza dei requisiti della residenza anagrafica e della dimora abituale. A meno che non si provi, per l'appunto, la fittizietà della frattura del vincolo coniugale.

Sempre in tema di assegnazione in sede di separazione o divorzio, si ricorda che il Mef, con risoluzione n. 5 del 2013, ha chiarito che se l'immobile assegnato è detenuto in locazione, si applicano le regole ordinarie e non si ravvisa dunque il diritto di abitazione dell'assegnatario. Ne consegue che l'unità sarà regolarmente tassata ai fini Imu, anche se vi fosse l'affidamento dei figli minori. L'esenzione invece vale anche se la casa familiare è detenuta in comodato. In tale eventualità, quindi, in presenza di affidamento dei figli, sarebbe comunque ravvisabile il diritto di abitazione dell'assegnatario e con esso l'esenzione dell'unità abitativa. In sintesi, è corretto affermare che in tutti i casi in cui è configurabile la finzione giuridica del diritto di abitazione dell'assegnatario, l'immobile è esente da imposta.

Non è mai stata chiarita la disciplina applicabile nei casi in cui l'unità assegnata non costituiva la “casa familiare”. Si pensi al caso, non remoto, in cui uno dei due coniugi sia proprietario di più immobili e il giudice assegni all'altro coniuge un fabbricato diverso da quello in cui era stabilita la dimora familiare. Se si guarda alla lettera della norma, l'esenzione non dovrebbe trovare ingresso. Se però si guarda la ratio della previsione di favore, che è quella di conservare le agevolazioni anche dopo la divisione della famiglia, la conclusione è quella opposta.

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